Il padrino

caso_mattei.jpgFrancesco Rosi in un articolo di oggi del Guardian, viene definito insieme a Michelangelo Antonioni il più grande regista italiano vivente.
Secondo Michel Ciment capo redattore della rivista francese di cinema Positif, e autore di una monografia del regista, Le Dossier Rosi, il regista con i suoi 16 film racconta coerentemente le contraddizioni di quasi un secolo di vita politica italiana, lasciando un’ influenza cinematografica sui maggiori autori americani e britannici da Scorsese a Coppola, da Oliver Stone a Kean Loach.Gli stessi Oliver Stone e Kean Loach hanno riconosciuto il loro debito nei confronti di Francesco Rosi senza averne eguagliato il successo, infatti, sempre secondo il Guardian il regista, con la sua filmografia racconta la storia d’ Italia nel 20° secolo: dalla prima guerra mondiale (Uomini contro) al fascismo (Cristo si è fermato a Eboli), alla liberazione dell’italia dal fascismo (Lucky Luciano) fino al ritorno dai campi di concentramento (La tregua). Passa poi ai temi del dopoguerra con Salvatore Giuliano, Il caso Mattei (tema di attualità con il petrolio e lo sfruttamento del terzo mondo), Le mani sulla città (dove politica e affari privati si confondono con una inquietante vista sull’Italia di oggi), fino a Cadaveri eccellenti.

Poi lo stesso Rosi viene definito l’ erede di due maestri, molto diversi tra loro, che aiutarono a dar vita al Neorealismo: Luchino Visconti, con il quale Rosi aveva lavorato in La terra Trema e Senso, e Roberto Rossellini dal quale Rosi aveva appreso il senso di immediatezza della realtà contemporanea.

Rosi non si lascia però mai andare a sentimentalismi e non cade mai nel manierismo, la sua è ricerca della verità senza risposte, è portare temi scomodi alla luce in un modo, quello del cinema, fatto di divi e visto come semplice industria per l’intrattenimento, ma che nell’Italia del dopoguerra forse non aveva tempo ne voglia di raccontare favole ed fu così che i maestri portarono gli italiani ad usare il tempo libero per pensare invece che semplicemente consumare.


Gli stessi Oliver Stone e Kean Loach hanno riconosciuto il loro debito nei confronti di Francesco Rosi senza averne eguagliato il successo, infatti, sempre secondo il Guardian il regista, con la sua filmografia racconta la storia d’ Italia nel 20° secolo: dalla prima guerra mondiale (Uomini contro) al fascismo (Cristo si è fermato a Eboli), alla liberazione dell’italia dal fascismo (Lucky Luciano) fino al ritorno dai campi di concentramento (La tregua). Passa poi ai temi del dopoguerra con Salvatore Giuliano, Il caso Mattei (tema di attualità con il petrolio e lo sfruttamento del terzo mondo), Le mani sulla città (dove politica e affari privati si confondono con una inquietante vista sull’Italia di oggi), fino a Cadaveri eccellenti.

Poi lo stesso Rosi viene definito l’ erede di due maestri, molto diversi tra loro, che aiutarono a dar vita al Neorealismo: Luchino Visconti, con il quale Rosi aveva lavorato in La terra Trema e Senso, e Roberto Rossellini dal quale Rosi aveva appreso il senso di immediatezza della realtà contemporanea.

Rosi non si lascia però mai andare a sentimentalismi e non cade mai nel manierismo, la sua è ricerca della verità senza risposte, è portare temi scomodi alla luce in un modo, quello del cinema, fatto di divi e visto come semplice industria per l’intrattenimento, ma che nell’Italia del dopoguerra forse non aveva tempo ne voglia di raccontare favole ed fu così che i maestri portarono gli italiani ad usare il tempo libero per pensare invece che semplicemente consumare.